Appuntamento con noi stesse

IMG_4567Qualche giorno fa ho scritto un post in cui dichiaravo di volermi prendere del tempo per me: poche ore o pochi attimi, durante il giorno o durante la settimana, per restare sola con me stessa, i miei pensieri e la mia persona.

Oggi, poi, su genitoricrescono ho letto il post di Silvietta: il tema del mese di aprile su genitoricrescono (un blog che ha davvero accompagnato la crescita della mia genitorialità e che, se non conoscete, vi consiglio di andare a visitare subito) è “Dormire”.

Silvietta, che ogni tanto scrive su genitoricrescono, è una persona che stimo non solo per quello che ha da dire, ma anche per il tono che utilizza per dirlo.
E nel post che ho letto oggi parla molto anche di tempo dedicato a se stessi.

Quello di cui parla Silvietta non è un modo particolare di riempire il tempo che i nostri figli e la vita quotidiana ci lasciano liberi: è semplicemente tempo CON se stessi.

Uscendo dal lungo periodo di accudimento a cui la maternità ci obbliga, sentiamo il bisogno affannoso di riprenderci noi stesse, tanto più quanto più ci siamo immerse nel ruolo di madre.

Allora nei rari momenti liberi leggiamo un libro, partecipiamo ad una lezione di pilates, ascoltiamo della musica, le più fortunate vanno al cinema o a prendere un aperitivo con le amiche.

E tutto questo è inebriante e piacevole e soddisfacente.

Ma quello che dimentichiamo troppo spesso è che, per riprendere davvero noi stesse, abbiamo prima di tutto bisogno di raccogliere i nostri pensieri sfilacciati da quattro, cinque o addirittura sei anni di maternità.

Chi sono io, ora, dopo questi sei anni? Sono ancora identica a quella che ero prima? E voglio ancora esserlo? E: cosa voglio adesso?

Ecco il primo momento tutto per noi che dovremmo ricercare: un appuntamento con noi stesse.

 

photo  credits: loretoidas  su Flickr

#unmomentotuttoperme

Qualche giorno fa ho scritto un post in cui dicevo che da quel momento, essendo i miei figli ormai più grandicelli, avrei cercato di pubblicare delle foto o dei post in cui avrei “descritto” un momento tutto per me e lo avrei fatto proprio con l’hashtag #unmomentotuttoperme. Allora, visto che Gisella, del blog mammagisella, mi ha fatto sapere in un commento che era un’idea carina e che le andava di pubblicare un post con questo hashtag, mi è venuta l’idea di lanciare l’iniziativa. …

E quindi se vi piace l’idea, pubblicate anche voi un post (che può essere anche una foto) in cui descrivete un momento vi è capitato di prendere esclusivamente per voi;
poi linkate il mio post “Tempo” e aggiungete l’hashtag: #unmomentotuttoperme.
Inviatemi infine un messaggio in cui mi dite il titolo del post e il nome del vostro blog e io vi aggiungerò alla lista dei “partecipanti al progetto”.

E se la cosa funziona potremmo pensare di aprire un profilo Instagram e pubblicare un e-book con i nostri contributi!
Vi aspet

Tempo

Visto che Tigre e Pulcetta stanno entrambi percorrendo il sentiero della scuola primaria che li porterà lontani per le anse della vita, io ho finalmente deciso che è arrivato il momento di dedicarmi almeno un pezzettino al giorno di tempo per qualcosa di mio. Sarebbe bello postare ogni giorno una foto e qualche riga che rappresentino un momento tutto mio.

Non sono certa di riuscirci, ma, per intanto, comincio con questo libro che parla della letteratura che ha scandito la mia vita e che continua a farlo.

A presto

#unmomentotuttoperme#americana#lucabriasco#letteraturaamericanacontemporaneaimg_4487

Eccomi

L’anno scorso non ho scritto tanto. È stato un anno tranquillo per Tigre e Pulcetta: crescono e il metro con cui misuro il loro allontanarsi da me, per diventare sempre più persone indipendenti,  è le loro manine, piccole ma dalle dita sempre più affusolate.

Quest’anno è anche un po’ a me che voglio guardare. Stando con loro, ho perso un po’ me stessa.

Credo che questo accada a tante donne che non lavorano e che si sono ritrovate a fare soltanto le mamme.

Così come crescono le loro manine, vorrei veder crescere e rifiorire la mia vita. 

La vorrei dipingere di pezze colorate e un po’ frivole, di collage di parole e penne fluorescenti. Di righe marinare e idee sussurrate ma realizzate. Di insolite strisce di sole su muri di cemento. 

Allora amiche che passate di qua, ci scambieremo le nostre opinioni su cosa significa essere mamma non lavoratrice, sulle mie passioni: la lettura, la scrittura e su tutte quelle cose che hanno un senso tanto da essere trasmesse ai nostri figli.

A presto

Perché non possiamo essere solo madri (e di indipendenza dai propri figli)

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Prima di diventare madre di Tigre e Pulcetta mi sono occupata di una libreria di quartiere di cui ho avuto cura per otto anni.
Amavo il mio lavoro e, allo stesso tempo, mi rendevo conto che il mio lavoro mi definiva. Quando si conosce qualcuno, in genere, una delle prime informazioni che ci si scambia è: “di cosa ti occupi”?
Quando lavoravo, trovavo questa abitudine stupida: “io non sono il mio lavoro”, mi dicevo. “Io sono me stessa.”

Da quando sono diventata madre ho sempre saputo di non poter essere definita dalla condizione di mamma. Ancora una volta mi ripetevo: “io sono una persona, in tutta la sua complessità, prima ancora di essere la mamma di Tigre e Pulcetta.”
E guardavo con paura al momento in cui sarebbero cresciuti e il mio tempo, che adesso si divide fra i loro compiti, i loro sport, le loro merende e i loro giochi (: pur avendo sei e cinque anni i miei figli amano giocare con me)*

All’inizio di questa estate Tigre e Pulcetta hanno sperimentato i loro primi gradi di indipendenza.
Lui ha partecipato ad un grest dove si è misurato con maggiore libertà, rispetto al terreno scolastico, con i suoi coetanei: il che è un bel passo in avanti per un bambino riservato e rispettoso, che deve imparare a vivere nel “selvaggio mondo dell’infanzia maschile”.

Lei, con i suoi punti di vista fuori dal coro e le sue idee determinate, ha deciso di non seguire il fratello.
Nel frattempo però ha cominciato a frequentare piuttosto assiduamente la casa di una sua compagnetta di classe, restando spesso fino al pomeriggio, sotto la supervisione della baby setter della padrona di casa.
Considerato che a novembre si perdeva d’animo se non mi vedeva in giro quando la portavo alle feste, anche per lei queste giornate di indipendenza rappresentano un bel salto in avanti nella conquista dell’autonomia.

Eppure, non appena siamo a casa e mi vedono a tiro, la prima cosa che mi chiedono con insistenza, come se ne avessero un bisogno estremo e ne traessero il piacere massimo, è: “mamma giochi con noi?”

Premesso che gioco con loro attivamente da quando sono nati (più che altro inventando assieme a loro storie fantastiche in giochi di ruolo che ci vedono coinvolti tutti e tre) e che quindi, questa del gioco con l’adulto è un’abitudine che in qualche modo ho insegnato io ai miei figli, malgrado questo, credo sia arrivato il momento in cui la mia testa si rifiuta decisamente di passare tutto il tempo in attività ludiche. Si annoia terribilmente, vorrebbe fare di tutto piuttosto che inventare un’altra avventura.

Allora mi viene normale pensare due cose:
1)”Se gioco con loro (tutto il tempo) non sapranno mai gestire il loro tempo. Non godranno della noia, non sapranno venire a patti con la frustrazione di aver ottenuto il loro gioco prediletto (la mamma!) e non impareranno a superarla efficacemente (ad esempio inventando un gioco in autonomia).

2)Ma se non gioco con loro vedo subito lo spettro dell’insicurezza :”se è la loro mamma a dir loro “no, non ho tempo per te: il bucato, la casa, il computer vengono prima”, come possono pensare di essere importanti quando sono in un contesto ludico sociale?

E così queste vacanze, che ci vedono fortunatamente tutti assieme per un bel po’ di tempo, diventano una palestra di indipendenza.

Nel frattempo, arriva Tigre dal grest e senza pensarci due volte mi dice:
“Mamma, tu devi fare un lavoro. Devi fare il medico!”
“Si, amore, domani mi laureo in medicina”.

Ed ecco che penso l’unica cosa di cui sono certa: non essere soltanto madre fa bene non solo a se stessi, ma anche ai propri figli.

*il poter giocare in qualsiasi momento della giornata con i propri figli si, è molto bello, molte mamme che lavorano pagherebbero per poterlo fare…ma è anche molto stancante e “limitativo” della propria libertà di persona, appunto.

Amsterdam con i bambini

 

Siamo tornati ieri da Amsterdam e già ci manca. Era stata una scelta di ripiego e invece ci ha fatto divertire e rilassare. Ecco: forse il segreto di questa città è che è una città disimpegnata.

Credo che lo spirito di Amsterdam e dei suoi abitanti sia questo godersi con rilassatezza la vita: aprire le porte di casa il sabato pomeriggio e bere un bicchiere di vino con gli amici praticamente sulla strada.

Fare un giro in barca sui canali solo per godere del sole e della compagnia.

Pedalare in tutta fretta per andare praticamente ovunque.

Ecco perché non vi dirò cosa abbiamo fatto ad Amsterdam con i bambini: perché quello lo si può trovare sulla guida.

Ma vi racconterò del fatto che Amsterdam non è esattamente una città economica e quindi affittare un appartamento risulta una soluzione più vantaggiosa, se non altro perché, allo stesso prezzo, puoi avere più spazio e una cucina dove poter organizzare una colazione o mangiare una pizza da asporto (cucinare proprio no, anche in vacanza no!).

Poi se l’appartamento è nel Joordan, il quartiere più rilassato e verace di Amsterdam e a un passo dai canali, meglio ancora.

E ancor di più se si trova all’ interno delle tipiche case di Amsterdam.

Ad Amsterdam si può andare a visitare il Van Gogh Museum, l’Artis zoo e può anche capitare di poter vedere le foto della World Press esposte nella chiesa dove un tempo incoronavano i re.

E chissà quante cose ancora.

Ma quello che si deve fare necessariamente ad Amsterdam con i bambini è pedalare senza fretta per respirare lo spirito della città.

 

 

 

Regalini per una festa in primavera

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Anche quest’anno la primavera ha portato i festeggiamenti per il Tigre e la Pulcetta. In grande piccolo stile: festeggiare a casa, all’aria aperta e con tutti i compagnetti. Niente musica, niente animatori. Per fortuna abbiamo un giardino vicino al mare che è stato invaso da bambini sfrenati, sorridenti e sudati.
E come piccolo ricordo: ai maschietti una macchinina e un lecca lecca. Alle femminucce dei fermagli e degli stickers.

Se volete copiare l’idea, io ho utilizzato i fermagli di H&M in confezione da tre. Li ho separati, attaccati su dei cartoncini e infilati in delle bustine di Tiger.

Per i maschietti ho acquistato le confezioni da dieci macchinine della hot wheels che ho, come per le bambine, separato e infilato nelle stesse bustine colorate.

Ed ecco il risultato:

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Creature solitarie

L’erba cresce. Io resto qui, dietro ai vetri, a guardarla. Anche l’incolto ha la sua bellezza.

Sono sempre stata pigra, ma si può essere pigri quando si è genitori? Si può essere pigri, al giorno d’oggi?

Che modello è la pigrizia per un quasi seienne alla perenne rincorsa del tempo per giocare fra compiti e Karate e banchi di scuola e tante cose belle da poter fare, fosse anche solo stare sul divano a guardare qualche cartone in più?

Che modello è stare a farsi le coccole a letto ogni mattino, prima di andare all’asilo, per una quasi cinquenne che dice di avere “un piano bellissimo per la prossima domenica: stare tutto il tempo a casa assieme”?

Li avrei voluti liberi e selvaggi. La loro testa lo è, il loro corpo non può.  

Tutte si muovono fra principesse e winx. Tutte tranne la Pulcetta, che è cappuccetto rosso con il suo codice d’onore in un mondo di piccole lupacchiotte, capaci di dire:”tu non giochi: siamo già troppe! Le winx sono cinque!” (O sei? Boh!)

Lo stesso codice d’onore del Tigre. Il codice d’onore di creature del bosco: il rispetto e la lealtà, prima di tutto. 

Il codice d’onore di creature solitarie.